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SUMMIT A BRUXELLES sui paesi a rischio. Il 5 aprile Obama a Praga con i leader europei

Vertice Ue: no al "piano per l'Est",

2009-03-02

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2009-03-02

SUMMIT A BRUXELLES sui paesi a rischio. Il 5 aprile Obama a Praga con i leader europei

Vertice Ue: no al "piano per l'Est",

sì allo sblocco dei canali del credito

La proposta ungherese non raccoglie consensi: "Potrebbe provocare il panico". "Aiuti, ma caso per caso"

Strette di mano tra i leader in attesa della foto ufficiale (Ap)

Strette di mano tra i leader in attesa della foto ufficiale (Ap)

MILANO - No a un "blocco dell'est" all'interno della nuova Europa. Non raccoglie consensi, al vertice straordinario di Bruxelles sui Paesi a rischio, la proposta del premier ungherese Ferenc Gyucsany di un piano complessivo per l'Est da almeno 180 miliardi. La paura è quella di una sorta di "ghetto" economico in cui sarebbero in questo caso relegati i Paesi dell'ex blocco sovietico. L’annuncio di un piano per l’Europa orientale potrebbe essere controproducente, provocando il panico. Sì, invece, ad aiuti caso per caso, allo sblocco dei canali del credito e al rafforzamento della stabilità finanziaria "in tutta Europa", come si legge nella bozza del comunicato finale del vertice. Ribadito l'appello a mantenere "la solidarietà europea" e resistere "ad ogni tentazione di protezionismo", come ha sottolineato il premier polacco Donald Tusk durante il pre-vertice dei nove Paesi dell'Europa centrale e dell'est, che invitano ad affrontare la crisi "con spirito europeo e coordinato", nel rispetto delle regole del mercato unico.

IL 5 APRILE OBAMA AL VERTICE UE - Nel frattempo, proprio durante il meeting tra i leader europei, è arrivata la notizia che il Presidente americano, Barack Obama, sarà il 5 aprile a Praga per il vertice Ue. Lo ha annunciato il presidente di turno dell'Unione europea, il premier ceco, Mirek Topolanek.

LA PROPOSTA UNGHERESE - La Repubblica ceca, che presiede l’Unione europea, e diversi altri Paesi europei hanno nel frattempo espresso la loro opposizione al "Programma multilaterale europeo di stabilizzazione e integrazione" proposto dall'Ungheria, uno dei Paesi più colpiti dalla crisi. E questo nonostante i pericoli prospettati dal premier Gyucsany: "I bisogni di rifinanziamento dell’Europa centrale potrebbero raggiungere quota 300 miliardi di euro, ossia il 30% del pil della regione", si legge nel documento in cui viene presentata la proposta, che suggerisce la creazione di un fondo tra i 160 e i 190 miliardi di euro e sottolinea come una crisi dell’Europa dell’est potrebbe avere effetti sistemici globali. Tra i Paesi più coinvolti da questo "effetto domino" ci sarebbe anche l'Italia, che insieme ad Austria e Grecia ha "accumulato più esposizione sul debito della regione".

LE REAZIONI NEGATIVE - "Non credo che in Europa ci sia una zona speciale, non credo che sia necessario separare diversi Paesi all’interno dell’Unione europea, vorrei aiutare tutti i Paesi (che ne hanno bisogno), non in particolare l’Europa orientale", è stato il secco commento del premier ceco e presidente di turno dell’Ue, Mirek Topolanek. Anche il primo ministro estone Andrus Ansip si è detto "fortemente contrario" all’idea di creare un "blocco dell'Est Europa" in seno all’Ue, sottolineando che il suo paese non soffre di crisi liquidità, diversamente dalla vicina Lettonia. No anche dalla Polonia: "Siamo contrari perché rappresenta un'eccessiva drammatizzazione della situazione e mette tutti gli stati membri dell'est Europa in un'unica categoria, sbagliando", ha detto il ministro polacco agli affari europei, Mikolaj Dowgielewicz. La Polonia, che ha promosso il mini vertice tra i 9 Paesi dell'est, non è ovviamente contraria a ipotesi di aiuto per le banche, ma ritiene che le conseguenze della crisi vadano affrontate "con un approccio europeo".

"NESSUN PAESE SARA' ABBANDONATO" - Nessun paese in difficoltà sarà abbandonato a se stesso ha poi ribadito il presidente di turno dell'Ue, Mirek Topolanek, al termine del vertice straordinario. "Dal vertice - ha detto Topolanek - è emerso che nessuno lascerà gli altri nei guai. Ma abbiamo anche rifiutato di creare divisioni artificiose dell'Europa tra est e ovest, nord e sud ed area euro e non. I casi di difficoltà saranno affrontati di volta in volta"

LA MERKEL: VEDERE CASO PER CASO - Dello stesso parere il cancelliere tedesco Angela Merkel: la situazione di alcuni Paesi come Ungheria o i Baltici è particolarmente compromessa dalla crisi economica, ma non è lo stesso, ad esempio, per la Polonia o la Repubblica ceca, che risentono ovviamente della crisi ma in misura più contenuta. La Merkel ha sconsigliato di fare un dibattito a colpi di "cifre gigantesche": "Abbiamo mostrato finora che noi aiutiamo i Paesi che hanno bisogno, in particolare proprio con l'esempio dell'Ungheria", ha detto il cancelliere tedesco. "Noi continueremo a farlo naturalmente, attraverso le organizzazioni internazionali e attraverso mezzi europei", ha aggiunto. La Merkel invita quindi analizzare ogni situazione caso per caso.

LA BOZZA DEL COMUNICATO - Nella bozza del comunicato finale, i 27 leader osservano che lo sblocco dei canali del credito è "cruciale" per dare efficacia agli stimoli per l'economia attuati dalle politiche di bilancio. L'emergenza credito apre il documento, nel quale, subito dopo, si "sottolinea l'importanza" di fare fronte alla problematica degli asset tossici seguendo le linee guida presentate mercoledì scorso dalla Commissione Ue. Nel comunicato, i 27 insistono poi sul "rafforzamento" della stabilità finanziaria "in tutta Europa" sulla base delle analisi della Commissione europea e delle istituzioni finanziarie internazionali. L'Ecofin terrà sotto controllo l'evolversi della situazione e predisporrà "possibili azioni concrete" attraverso un approccio "caso per caso". Il mercato unico, per i leader Ue, dovrà essere "utilizzato al massimo" come "motore della ripresa a sostegno della crescita e dell'occupazione".

PIU' COLLABORAZIONE - La Commissione europea viene "invitata" a trovare mezzi e strumenti per assicurare un "rapido ed effettivo" scambio di informazioni sulle misure proposte dai singoli Paesi Ue e su quelle prese da Paesi terzi. Il vertice riconosce poi l'importanza di misure per combattere la disoccupazione e evidenzia che a questo scopo dovranno essere utilizzati gli strumenti Ue già esistenti, in primo luogo il Fondo sociale europea e il fondo per la globalizzazione. Spetterà poi al vertice straordinario Ue sull'occupazione convocato per il 4 maggio a Praga esprimersi su altre iniziative destinate a mitigare l'impatto della crisi sull'occupazione. In apertura del vertice, il presidente della Commissione Ue Jose Manuel Barroso aveva fatto un richiamo all'unità: "Dobbiamo procedere insieme, considerando le difficoltà della situazione. Penso che ce la possiamo fare, ma serve un coordinamento molto forte, che tenga conto delle diverse situazioni dei ventisette Stati membri".

PAURA PER LA MERKEL - Angela Merkel è arrivata con due ore e mezza di ritardo: fonti diplomatiche hanno riferito che l'aereo del cancelliere tedesco, partito da Berlino, è stato costretto ad effettuare un atterraggio di emergenza ad Hannover per problemi ai motori. La Merkel non compare quindi nella foto di rito con tutti i leader, scattata prima del suo arrivo. Già lo scorso 17 luglio, al termine di una visita ad Algeri, la Merkel era rimasta a terra a causa di uno squarcio di 30 centimetri sulla fusoliera del suo Airbus A310, provocato da una passerella sulla pista. Non esattamente un regalo per la cancelliera, che proprio quel giorno compiva 54 anni.

01 marzo 2009(ultima modifica: 02 marzo 2009)

 

 

 

 

Pragmatismo triste

di Franco Venturini

Se le buone intenzioni contassero più dei fatti, l'Europa avrebbe compiuto ieri un sostanziale passo avanti nella ricerca di una strategia anti-crisi. Esisteva il rischio di ricostruire il muro di Berlino vent'anni dopo la sua caduta? Non è andata così, perché ai soci dell'est che si erano riuniti per proprio conto prima del vertice di Bruxelles è stato ricordato che i "blocchi " non esistono più, che la solidarietà europea si manifesta caso per caso e che persino la presidenza ceca rifiuta l'idea di aiuti distribuiti su base regionale.

Il protezionismo affiorante minacciava di vanificare i benefici del mercato unico e di ingigantire il caos dell'ognun per sé? A Bruxelles la scomunica del protezionismo è stata unanime, e il mercato unico è stato descritto come insostituibile motore della ripresa e della crescita economica. Risultava impossibile mettere ordine nel settore bancario e riaprire il rubinetto del credito senza prima conoscere l'ammontare dei "titoli tossici " detenuti dagli istituti di credito e poter così elaborare risposte adeguate? I Ventisette hanno concordato una cornice comune europea, la Commissione eserciterà un ruolo di sorveglianza, e l'ipotesi della bad bank ha perso quota: oltre agli scettici della prima ora, anche in Italia perché Berlusconi non la ritiene necessaria e in Francia perché Sarkozy non la vuole.

Questo sarebbe il bilancio di Bruxelles, se le buone intenzioni contassero. Ma alle parole, con lo tsunami economico che incalza, è difficile fermarsi. L'est europeo rimane una bomba a orologeria, e il pericolo non è quello segnalato dal premier ungherese che ieri con una mano chiedeva 180 miliardi di aiuti e con l'altra paventava il ritorno della Cortina di ferro. Certo, l'est come blocco ha cessato di esistere. Ma proprio per questo le sue insolvenze sono legate a doppio filo con la salute delle banche "occidentali " che su quei mercati si sono gettate a capofitto dopo il precoce allargamento europeo del 2004.

Se Ungheria e Lettonia (i messi peggio) diventeranno Stati falliti, crescerà il rischio che l'Austria scivoli sulla stessa china, l'intento di dare regole nuove all'attività finanziaria diventerà ingestibile, e si dovranno moltiplicare nazionalizzazioni e aiuti d'emergenza. Il pericolo del muro, di un muro assai più contorto e discontinuo di quello di Berlino, resta in agguato. Il protezionismo è un male e il mercato unico è un bene. Ma chi ne dubitava? Il fatto è che l'unica alternativa al nazionalismo economico (e dunque al protezionismo) risiede in politiche comuni, quelle che l'Europa avrebbe dovuto mettere in essere.

Ma abbiamo dimenticato che quando Sarkozy (l'accusato di oggi) suggerì prima la creazione di fondi europei anti-crisi, e poi la valorizzazione dell'Eurogruppo e un governo comune dell'economia, fu la signora Merkel a dire nein onde evitare che la Germania pagasse per altri? Da lì, da quei rifiuti sono partite le vie nazionali alla crisi. E oggi è davvero difficile immaginare come possano essere fermate. Un esempio: Sarkò ha ritirato le clausole anti-delocalizzazione annesse ai massicci aiuti di Stato alla sua industria automobilistica. In cambio la Commissione ha approvato gli aiuti, legittimandoli. E noi dovremmo credere che le aziende automobilistiche francesi non ricorderanno egualmente quelle clausole, non le riterranno politicamente vincolanti? Il protezionismo, anche quello mascherato, si accentuerà con l'accentuarsi della crisi. E a salvare il mercato unico non basterà di certo la foglia di fico esibita ieri. Una "cornice europea" contro i titoli avvelenati. Benissimo.

Ma sembra di capire che dentro la cornice ogni Paese farà da sé, come sul resto. Il decantato coordinamento europeo diventerebbe allora ancor più labile, quello con gli USA risulterebbe impossibile, e a ciò nessun G-20 potrebbe porre rimedio. E poi, quanti sono questi veleni presenti nella pancia delle banche mondiali, tre volte il patrimonio delle banche stesse come ieri ha ipotizzato Berlusconi, di più, molto di più? L'Italia si sente al riparo, ma anche lei deve domandarsi come si farà a combattere il male se le banche di ogni latitudine continueranno a non indicare la sua gravità. Quello di ieri a Bruxelles è stato un tentativo di mettere d'accordo regole Ue sempre più in crisi e interventi pubblici sempre più massicci. Tentativo meritevole, ma fragilissimo davanti all'avanzare della crisi. E dopo, quando la tempesta sarà passata? Gli strappi saranno reversibili, oppure la Ue si scoprirà ridotta in macerie? Questo, oggi, sembra interessare poco. La casa brucia, bisogna spegnere l'incendio e si penserà poi ai danni che avranno fatto i pompieri. Per l'Europa è un pragmatismo triste.

02 marzo 2009

REPUBBLICA

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2009-03-02

 

 

 

 

L'UNITA'

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il SOLE 24 ORE

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2009-03-02

Europa dell'Est, i Paesi più a rischio e le società europee maggiormente esposte

di Fabio Pavesi

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1 marzo 2009

Ue: no al maxipiano per l'Est. Accordo sugli asset tossici. Berlusconi, ok i nostri istituti

Crisi, appello del Papa ai politici: "Priorità a famiglie e lavoratori"

Merkel in ritardo: atterraggio d'emergenza ad Hannover

Vertice Asean, i Paesi del Sud-Est asiatico fermano le tentazioni neo protezionistiche

di Stefano Carrer

Nel Brasile del boom economico crolla la fiducia dei consumatori

Il fotoracconto del Vertice

Rischia di essere una nuova tempesta, che si va a sommare al quadro già di per sé cupo dell'economia e della finanza mondiali. Lo smottamento dei Paesi dell'Est Europa, al centro del vertice Ue di domenica, è una situazione assai grave. Basta scorrere qualche indicatore macro-economico di quell'area per renderesene conto.

Secondo un recente studio di Credit Suisse nella classifica dei Paesi a più alta vulnerabilità ben 9 Stati sui primi 14 appartengono proprio a quella fetta di mondo. Bulgaria, Lituania ed Estonia dovrebbero mostrare quest'anno un deficit corrente assai pronunciato. Attestato al 18% del Pil per la Bulgaria; al 15% per la Lituania e al 5% per l'Estonia. Anche Romania e Lettonia vedranno i loro conti dissestati con una stima per il 2009 di un buco delle partite correnti equivalente all'11% per la Romania e del 6% per il paese baltico.

Ungheria, Polonia, Ucraina dovrebbero attestarsi su un deficit del 4-5%. Ma non è solo la condizione dei conti pubblici a preoccupare. Queste economie risentono profondamente del contributo estero alla crescita del prodotto interno. Basti pensare che in media l'area deve agli investimenti oltre frontiera il 50% della ricchezza prodotta con i picchi dell'Ungheria dove il contributo derivante dall'estero conta per il 99% del Pil. E la caduta impressionante delle valute locali ha, secondo gli analisti di Credit Suisse, ulteriormente accresciuto questa dipendenza che sfora ormai quota 134% per l'Ungheria, arriva al 69% per la Romania e al 77% per la Polonia.

Escludendo la Russia, l'ammontare delle risorse estere per l'area dell'Europa dell'Est tocca la cifra dei mille miliardi di dollari, di cui 200 miliardi in scadenza nel corso del 2009.

Non solo. La tenuta del Pil è in forte contrazione. Per l'area Emea le stime indicano per il 2009 una riduzione della crescita dall'1,6% precedentemente stimato a solo lo 0,4% con Ungheria, Turchia e Ucraina che soffriranno assai più della media. Se il quadro macro-economico appare in violento deterioramento è ovvio che si valutino le conseguenze per gli investitori. Gli analisti di Credit Suisse giudicano il quadro delle Borse per l'immediato futuro particolarmente preoccupante e consigliano di stare lontani da quelle società che hanno un parte importante del loro giro d'affari realizzato in quei Paesi (vedi tabella sotto).

Nell'elenco di chi rischia di più, per il forte peso nell'area, figura il Gotha della finanza e dell'industria dell'Europa Occidentale. Da Erste Group la capofila con il 65% dei suoi ricavi che vengono dall'Est alle Telecom con il drappello di Telekom Austria; Telenor; TeliaSonera fino a Deutsche e France Telecom rispettivamente con il 25% dei ricavi e il 17%. Tra le banche spicca Allied Irish (35% dei ricavi fatti nell'Est Europa) l'italiana Unicredit con il 32% del giro d'affari che proviene dall'area seguita da Dexia (14%); Seb e IntesaSanpaolo (12%). Nutrita la pattuglia dei titoli automobilistici con Renault al primo posto: fattura il 20% dei suoi ricavi nell'Est del Continente. Volkswagen, Peugeot e Fiat seguono con cifre intorno al 10%.

 

 

Esposizione a est

Società Ricavi % realizzati nell'Est Europa

su totale ricavi

Erste Group Bk 65 %

Telekom Austria 39 %

Telenor Asa 39 %

Teliasonera 39 %

Allied Irish Bank35 %

Unicredit 32 %

Deutsche Telekom25 %

Renault 20 %

France Telecom 17 %

Henkel 15 %

Groupe Danone15 %

Dexia 14 %

Seb 13 %

Tesco 13 %

Intesa Sanpaolo 12 %

Baiersdorf 12 %

Volkswagen 11 %

Sandvik 10 %

Peugeot 9 %

Fiat 9 %

 

 

 

Sarkozy: accordo nella Ue sugli asset tossici bancari. Berlusconi, ok i nostri istituti

di Nicoletta Cottone e Luca Salvioli

1 marzo 2009

Vertice Ue, Paesi euro e dell'Est quasi separati in casa

ANALISI / Grecia e Irlanda anelli deboli dell'area euro (di Carlo Bastasin)

Vertice Asean, i Paesi del Sud-Est asiatico fermano le tentazioni neo protezionistiche (di Stefano Carrer)

PLUS 24 / Il vento dell'Est gela azioni e fondi (di Paolo Zucca)

Bers, Bei e Banca Mondiale: prestito da 24,5 miliardi all'Est

Il fotoracconto del Vertice

No al protezionismo e ad un piano speciale per venire in soccorso dei Paesi dell'Est, ma "aiuti caso per caso" agli Stati più in difficoltà. Sì a un "quadro europeo" per il trattamento degli asset tossici e per gli aiuti al settore dell'auto, come proposto dalla Commissione europea. Nessun cambiamento di regole per entrare nell'Euro. Dal vertice straordinario dei 27 leader della Ue che si è svolto domenica a Bruxelles esce una ricetta fatta di diversi punti.

Asset tossici. L'accordo quadro è stato annunciato dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Gli asset tossici sono attualmente ritenuti una delle principali cause di deterioramente dell'attività creditizia in Europa. Sarkozy ha annunciato che la Francia non farà nessuna bad bank per liberarsi dei suoi asset tossici. "Ad ogni Stato verrà lasciata la scelta su come trattarli e ci sarà una grande flessibilità sulla loro valutazione, ma è essenziale mantenere il coordinamento".

Berlusconi: "Banche italiane non hanno problemi". Ad oggi c'è forse solo una banca che ha avanzato l'ipotesi di usare i Tremonti bond", ha detto il premier Silvio Berlusconi, ribadendo che "le banche italiane non hanno problemi e si stanno impegnando con il Governo ad ampliare il credito alle imprese. E questa è la motivazione che sta alla base della nostra disponibilitá di fondi e della loro decisione ad utilizzarli". Berlusconi ha anche escluso che il sistema bancario italiano abbia "ad oggi bisogno di patrimonializzazioni". Sulle decisioni delle istituzioni comunitarie il presidente del Consiglio ha spiegato poi che "è stato dato incarico al presidente della Commissione di inventariare gli interventi degli Stati e di preparare una relazione per il prossimo Consiglio europeo del 19 marzo". Ma finora, ha detto Berlusconi, "nessuno ha fatto più di noi".

Vertice Ue-Obama il 5 aprile. Il premier ceco, Mirek Topolanek, ha annunciato che il Presidente americano, Barack Obama, sarà il 5 aprile a Praga per il vertice Ue al termine di una settimana fitta di appuntamenti, a partire dal G20 a Londra del 2 aprile. La Repubblica Ceca, primo paese dell'ex blocco comunista che ad aggiudicarsi la presidenza della Ue, ha fatto pressione sugli Stati Uniti per avere Obama a Praga come un segno di solidarietà con i paesi dell'Europa orientale, temendo una maggiore pressione da parte della Russia.

No a un piano complessivo per aiutare i paesi dell'Est. I paesi dell'ex blocco comunista hanno bocciato un piano proposto dall'Ungheria, che chiedeva di mobilitare tra i 160-190 miliardi di euro a favore dei dieci ultimi entrati nella Ue, più Ucraina e Croazia. "Abbiamo concordato che nessuno lascerà gli altri nei guai, che nessuno lascerà cadere qualcuno, ma abbiamo rifiutato tutte le divisioni tra vecchi e nuovi, tra ricchi e poveri, tra chi fa parte della zona dell'euro e chi ne è fuori", ha detto Mirek Topolanek, presidente di turno della Ue che, in mattinata, prima del vertice a 27, ha partecipato in qualità di premier ceco al pre-summit di nove paesi dell'Europa centrale ed orientale, convocato con una prassi inusuale dalla Polonia. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che "non si possono confrontare" le situazioni di paesi come la Polonia o i Baltici o l'Ungheria, per cui "no" a un piano complessivo, ma l'invito invece ad analizzare ogni situazione caso per caso. Parole dello stesso tono da parte del presidente di turno della Ue e confermate dal presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso.

Aiuti auto, seguire le linee di Bruxelles. I capi di Stato e di governo dell'Ue hanno dato il via libera agli orientamenti proposti dall'esecutivo europeo: incentivi solo se legati al rinnovo del parco auto, promuovendo quelle meno inquinanti. Bruxelles è quindi invitata a provvedere all'informazione "reciproca, rapida ed efficace" riguardo alle misure nazionali previste, monitorando anche "le azioni intraprese nei Paesi terzi". Il piano italiano di sostegno al settore rivisto lo scorso venerdì dovrebbe trovare una accoglienza favorevole da parte della Commissione europea.

Euro, non si cambiano le regole. Alle pressioni di chi vorrebbe allentare criteri e parametri per entrare nella zona euro dal vertice è arrivato un secco no. "Sarebbe sbagliato cambiare ora e regole del gioco", hanno sottolineato Topolanek e Barroso. "Tutti i Paesi Ue hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di fare quanto richiesto per entrare nell'euro", ha detto il presidente della Commissione, sottolineando come "i Paesi che lo vorranno, otterranno tutto il nostro sostegno".

E' il mercato interno, e non il protezionismo, la risposta alla crisi economica. E' quanto si legge nelle "indicazioni congiunte per la stampa" concordate dai capi di Stato e di governo dei Ventisette al termine del vertice. In quanto "informale", l'incontro non ha conclusioni vere e proprie. I leader "sottolineano che il protezionismo non è una risposta alla crisi attuale" e "esprimono la loro fiducia alla Commissione come guardiano del Trattato". Occorre, secondo il documento, "fare il massimo uso possibile del mercato interno come motore per la ripresa per sostenere la crescita e i posti di lavoro". Il documento è fatto di dodici punti. I 27 si impegnano a "ripristinare in maniera appropriata ed efficiente le condizioni dell'economia", soprattutto "sbloccando i canali del credito", fattore "cruciale per l'efficacia degli stimoli economici messi in atto dagli stati membri". Viene sottolineata l'importanza di "rafforzare la stabilità finanziaria in tutta Europa" e di "assicurare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche". L'Ecofin monitorerà la situazione e predisporrà "possibili azioni concrete" attraverso un approccio "caso per caso".

 

 

 

 

Merkel in ritardo: atterraggio d'emergenza ad Hannover

1 marzo 2009

La crisi economica colpisce tutti, anche la cancelliera del paese più ricco d'Europa. Foto di famiglia senza Angela Merkel, all'inizio del vertice dei 27 leader della Ue in corso a Bruxelles. Angela Merkel è arrivata con un'ora e mezza di ritardo al vertice con i suoi colleghi della Ue a Bruxelles.

Tutta colpa di un vecchio velivolo (forse addirittura già in dotazione all'aeronautica della Germania Est), che si è guastato per l'ennesima volta. L'aereo ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza ad Hannover per problemi tecnici. Sostituito il mezzo la cancelliera è potuta ripartire per raggiungere i suoi colleghi.È già la terza volta che accade che Merkel ritardi ad appuntamenti internazionali a causa del suo vecchio aereo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2009-02-01

 

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